mercoledì 1 ottobre 2008

Sotto le ali dei cigni splende il viola

Continuo a coprire superficie di un rosso con infinite sfumature, dove mi proteggo.
Ricordo, avvertivo tutto cosi diverso,
quello che per anni non a subito alterazioni almeno ad i miei occhi,
e questo mi piaceva, non pensavo che ci sarebbe stato un ritorno ma mi gustavo la distanza che diminuiva verso stazioni di frontiera abbandonate ma non invisibili,
mentre la temperatura scendeva.
Nella notte più buia senza distinguere altro che stelle ancora più splendenti del solito
o scoperto una dolcezza e tenerezza insolita, nuova all’interno numero 2,
da non riuscire a capire.
Di nuovo sulle strade in una giornata ventosa e fredda a farci “scopare” l’involucro e l’ecuipaggio, con l’aria altezzosa e sicura della certezza.
Senza dare conto al vetro al legno alla stoffa ma soprattutto alle parole, mi siedo ,mi abbraccio con le spalle al cesso e non sento il vomito,
ma spoglia, privata e impossibilitata nel bloccarvi lascio che finiate.
Trovatemi ora in quest’atmosfera ,che a le vostre origini, viva, colorata, da fiumi di birra che scorrono e ti rapiscono in un giro tondo di boccali, risate, leggerezza, canti, costumi , dove mangio fino a sentirmi normale.
Improvvise parole urlate e cambi di programma,
stremati dormiamo dove ancora non sappiamo.
Cosi ci troviamo in strade affolate di cibo e odori che riportano sempre sul filo del rasoio.
Fumare erba comodamente seduti a tavolini spettatori di fondi di bottiglia,
il problema sarà alzarsi e allontanarsi discretamente.
Droga sesso eccitazione e perversione all’ombra di fili neri.
Non sembra mai abbastanza.
Mentre la leggerezza e pesantezza si fondono senza un soffitto vengo travolta
dalla mente
e da te.
File di vetrine e il tempo che scivola, vicoli sguardi e pensieri che ci alimentano.
Dopo la elle all’incontrario sul piccolo spazio tre spine diverse si sono toccate ma non intaccate, alla luce di uno specchio dove rifletteva tutta la sua perfezione di numeri ricevuti e venduti,
l’eco della falsita della voce copriva la musica che avrebbe dovuto creare atmosfera.
Mentre prende il mio posto, dal mio angolo sono gia distante.
Disorientamento, schifo, distanza che si scioglie sotto l’acqua calda.
Cosi ce ne andiamo come programmato, con il risultato in sospeso.
Tornando sulla strada i tuoi occhi iniziano a lamentarsi , tra paura e pizza,
davanti al calore ecco il piacere custodito delle mele e del fai da te valorizzato.
I tappeti bianchi non resistono, come gli asciugamani.
Nei vicoli della domenica dove non mi sentivo idonea per il grado di perfezione il mio valore e ricaduto in una tazza con tanto di panna.
Aspettarselo, mentre il capello chiede liberta, esigenza di cambiare pervade i pensieri che si uniscono a collezioni di parole improbabili.
Senza permesso, siamo tornati ,per far affogare la luna.

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