mercoledì 3 settembre 2008

Ritmi stonati con h certa.

Avere gli occhi e non poter vedere,
come non essere battezzata ma avere il dono della vita
mi trovo cosi al chiuso, in gabbia,
senza ossigeno, con le finestre aperte precipitare in pensieri assurdi ma presenti,
cosi tanto da renderli quasi concreti
se capita di essere intercettata l’unico bisogno è quello di sparire dissolvermi nell’aria, paura di incrociare sguardi altrui,
sfuggire con distacco e dolcezza ,forse,
se mi guardo allo specchio.
Cosa penseranno gli altri, sarò assolta?
Bisogno di aprire questo scrigno capace di splendore, ma il soffitto perfetto, di legno mi soffoca.
Insicurezza adulta, violenza psicologica di anni duri da ricucire,
cosi mi maschero,
in viaggio solo un corpo seduto che si dona il proprio calore,
Non sentire nonostante i pochi centimetri, sintonia e parole,
con il mio handicap finisco con il fingere in malo modo,
silenziosa, per non farmi sentire.
Cosa posso dare, cosa sono in grado di dare?
Questa volta dove quello che mi resta sono le pene,radicate nel mio fertile giardino,
cadono i piccoli tasselli di lodi personali,
ogni volta sempre di più,
ripartire da zero,
sentire un corpo piccolo, con il cuore grande e pulsante, che ti riprende,al presente,
Può esistere una fine?
Inevitabile tristezza, altalenante nella testa.

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